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Rassegna. Correttivo, addio al rating di impresa: saltano anche gli incentivi 2% estesi ai dirigenti

Niente da fare per il rating di impresa. Anche il secondo tentativo di istituire presso l’Anac un sistema di valutazione della reputazione dei costruttori è fallito. Lo certifica la nuova versione del decreto Correttivo degli appalti, approvato in prima battuta dal Governo lo scorso 21 ottobre, che ha appena ottenuto l’ok (la cosiddetta «bollinatura») della Ragioneria generale.
Nella nuova versione il provvedimento “dimagrisce” di due articoli, scendendo da 89 a 87. La novità che salta subito agli occhi deriva però dall’aggiunta del nuovo articolo 30 che cancella il sistema digitale di reputazione dell’impresa che avrebbe dovuto essere istituito dall’Anac entro il prossimo 31 dicembre (18 mesi dall’entrata in vigore del nuovo codice appalti). L’articolo 30 impone tout court l’abrogazione dell’articolo 109 del Dlgs 36/2023, che conteneva le misure per l’istituzione del rating reputazionale.
È la seconda volta che il tentativo di mettere a punto un meccanismo di valutazione del curriculum dei costruttori finisce in un buco nell’acqua per le difficoltà di individuare «requisiti reputazionali basati su «indici qualitativi e quantitativi, oggettivi e misurabili» capaci di evidenziare «l’affidabilità dell’impresa», senza ripercussioni sulla concorrenza. Il rating di impresa era già stato previsto nel codice del 2016 ma l’Anac, allora guidata da Raffaele Cantone, gettò la spugna proprio per le difficoltà legate all’individuazione degli indici di affidabilità. Ora la storia si ripete.

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