In vista del prossimo incontro tra il Governo e i sindaci riguardo l’imposta di soggiorno, è opportuno esaminare le norme attualmente in vigore. Nel 2023, questa imposta ha generato quasi 610 milioni di euro per le casse dei Comuni. Le città capoluogo di provincia, le Unioni di comuni e i municipi elencati nelle liste regionali delle località turistiche o città d’arte, sono autorizzati a istituire, tramite una deliberazione del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive del proprio territorio. Tale imposta, regolamentata dall’articolo 4 del Dlgs 23/2011, può essere applicata con gradualità e in relazione al prezzo, fino a un massimo di 5 euro per notte. Nei capoluoghi di provincia con un flusso turistico venti volte superiore al numero dei residenti, come evidenziato dall’ultima rilevazione statistica, l’imposta può arrivare fino a 10 euro per notte. I dati di riferimento sono quelli pubblicati dall’Istat relativi alle medie delle presenze turistiche nei tre anni precedenti alla deliberazione.